SPARENTESI

- Che fai?
- Apro una parentesi.
- Ancora con questa storia?
- No. Ora mi metto qui e apro sta cazzo di parentesi!
- Se vuoi ti posso aiutare, ma secondo me non serve.
- No, faccio da solo.
- Chi ti corre dietro?
- Io! Io! Io! Perché quando a corrermi dietro sono io c'è sempre qualcuno pronto a farlo al posto mio?
- Ok, ma tanto lo sai come la penso: tu ora la apri, passano dieci giorni e te ne penti.
- Ora ne ho più bisogno. 
- Cos'è successo?
- È successo che ho conosciuto una. Ma non è affar tuo.
- Dai parlamene.
- No. Le mie parole, tutte le mie parole, non sono più affar tuo, né di quelli come te. 
- Ma in una parentesi non ci staranno mai tutte. 
- Frega niente. Ce le farò stare. Meglio dentro delle parentesi che fuori. E poi non voglio finire come te, ma ti sei visto? Fai espressioni poco democratiche che non significano nulla, ti copri contento di antiretorica e rovesci il sistema come un letto sfatto solo per dormirci. Dopodiché vai in giro a cercare altre parole, altre parole da svuotare, mentre l'aria ti attraversa e tu le chiedi permesso.
- Hai finito?
- Sì non ho più altro da dirti.
- Una volta eravamo amici. Una volta fiducia e fedeltà significavano qualcosa anche per te. Una volta mi portavi il caffè quando stavo male e io ti dicevo che il caffè non mi piaceva....ti arrabbiavi. 
- Ah già. Quando finisci con le parole, stracci il senso al passato. Cos'è? Ripeterlo ti aiuta? Ripeterlo ti consola? Ripeterlo ti ricorda d'esser vivo?
- È bello ripetere. È bello ricordare.
- Ma ripeti tutto! Abbiamo smesso di essere amici quando hai iniziato a ripetermelo. Ogni giorno. Scusami, ma io questa parentesi la apro. Sottovoce, fuori tempo, fuori gioco: tutte le mie parole, tu, non le sentirai più.
- Sono cose che mi hai già detto e sei sempre tornato indietro.
- Non questa volta. 
- ...Posso chiederti una cosa?
- Cosa?
- Lo fai per lei?
- Sì.
- E lei non ha paura delle parentesi?
- No, perché le lascerò aperte.